La parola “filosofia” deriva dal greco antico philosophía (philêin: amare + sophìa: sapienza) cioè amore per il sapere. Il filosofo è quindi colui che ama il sapere, che ricerca la conoscenza. L’amore per la conoscenza è quindi per i filosofi la ricerca di quelle risposte che hanno come fine ultimo la comprensione profonda delle meraviglie della natura.
A prima vista, sembra esistere un conflitto tra la matematica, materia apparentemente
“fredda” e la filosofia, e più in generale le tra le discipline scientifiche e le scienze
umanistiche.
In realtà filosofia e matematica sono sempre andate di pari passo già dai tempi dell’antica
Grecia. Mentre oggi c’è un contrapposizione tra matematica e filosofia una volta non era così, i filosofi erano anche matematici; in particolare molta della filosofia classica: ad esempio quella di Platone e Aristotele, quella che oggi noi chiameremmo filosofia della matematica, allora si basava sostanzialmente su riflessioni relative ai fondamenti della matematica stessa.
Pitagora considerava la matematica come un linguaggio della scienza, un mezzo per costruire una filosofia basata sulla scienza stessa, cioè un linguaggio, per mezzo del quale si è in grado di spiegare la natura. Famoso è l’episodio durante il quale egli scoprì che dimezzando via via la lunghezza di una corda che vibrava, il suono emesso, ovvero gli intervalli musicali risultanti, (ma non le note), si modificavano nella stessa misura, e si potevano quindi utilizzare i numeri interi per descrivere appunto tali intervalli musicali.
Talete, è forse il primo grande matematico dello storia, quello che tutti noi conosciamo per il famoso “Teorema di Talete” sulla similitudine dei triangoli. Egli scoprì questo teorema mentre si trovava in Egitto ed osservando la “Grande Piramide” si chiese come fare a misurane l’altezza. Prese un bastone di cui conosceva la sua lunghezza, lo piantò a terra e misurò l’ombra del bastone, misurò poi l’ombra della piramide sul terreno e dalla similitudine dei triangoli formati da queste ombre proiettate sul suolo, fu in grado di ricavarne l’altezza.
I legami tra la matematica e le scienze umanistiche, non si limitato soltanto alla musica, se pensiamo alla Cappella Sistina, Michelangelo dovette eseguire dei calcoli per rappresentare le immagini raffigurate sulla volta del soffitto in modo corretto.
Egli utilizzando appunto le nozioni di matematica e geometria a sua disposizione deformò le figure in modo tale che osservate dal basso risultassero perfette. Michelangelo utilizzò proprio i concetti relativi a quello che oggi è noto come disegno prospettico, le famose “vie di fuga”, che hanno come basi appunto la geometria, e che perfezionarono, a partire dalla loro introduzione i modi di rappresentare gli spazi.
Se guardiamo ad Anassagora, Talete, Pitagora, Archimede, per citare solo alcuni dei più
grandi pensatori antichi, fino ad arrivare a Galileo, Newton , Keplero, Cartesio, Leibnitz, ci
si accorge che questi grandi scienziati sono stati in realtà anche dei grandi filosofi; i loro studi hanno permesso che la matematica diventasse uno vero e proprio strumento, un ponte per lo studio della natura, un linguaggio universale nel senso più generale.
L’idea che nel mondo tutto è numero, gettò le basi per ciò che divenne in seguito la filosofia del razionalismo.
Attraverso le leggi della fisica, di cui la matematica ne è un indissolubile strumento, si è
cercato di spiegare la natura del mondo: le leggi del moto della volta celeste e quelle dei
pianeti e, curiosando nell’infinitamente piccolo, la natura delle particelle elementari. Grazie alle teorie di Einstein, le leggi fisiche sulle quali per secoli ci si era ispirati perdevano di validità quando esse venivano applicate ai fenomeni nei quali entrava in gioco la velocità della luce, sconvolgendo da quel momento in poi i dogmi fino ad allora ritenuti fondamentali (Spazio-Tempo).
Anche se nel tempo le strade tra la matematica e la filosofia si sono poi separate,
l’innovazione, e di conseguenza la comprensione del mondo, ha avuto inizio proprio grazie all’introduzione di nuovi strumenti di calcolo. La bellezza della matematica, oltre la sua intrinseca “perfezione”, sta soprattutto nel fatto che combinando il ragionamento astratto con la pratica è in grado di produrre fantastici risultati nella vita di tutti i giorni. Tuttavia l’interpretazione dei fenomeni della natura non ha mai fine, essa diviene sempre più difficoltosa via via che si procede con nuove scoperte: ad ogni nuova meta che si raggiunge, si spostano sempre più in avanti i confini del nostro sapere, in un eterna rincorsa tra conoscenza e ignoto.
Questi limiti di fatto erano già noti ai tempi dell’antica Grecia, tanto che Platone affermava al riguardo: “il filosofo è come un amante che con le braccia protese cerca di afferrare l’amata, ma senza mai riuscire a raggiungerla”.
Ma nella esplorazione dell’ignoto non ci si può fermare, e come amava ripetere Einstein:
“Never stop questioning”, cioè non si deve smettere mai di domandarci il perché delle cose.
Solo attraverso il “dubbio, ossia solo attraverso la costante ricerca del sapere è possibile
avvicinarsi alla comprensione dell’essenza della natura, e in definitiva, per quanto ci è
possibile, riuscire a trovare la risposta alle stesse domande che i grandi filosofi si ponevano già millenni orsono: “chi sono?”, “da dove vengo?”, “dove vado?”
Davide Piacentini
davide-piacentini@alice.it
Molto interessante il parallelo tra queste materie, grazie!