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YOGA TO IMPRESS

Prova ad immaginare un mondo in cui ciò che condividiamo - via social - sia l’esperienza dell’ asana e non l’ asana stessa. Come sarebbero le nostre foto? Arrabbiate, incerte, in cerca di equilibrio, un po’ sghembe, energiche, cariche di vitalità e felici, grigie o colorate.


Cosa facciamo? Troppo spesso “Yoga to impress” : apparently inspiring yoga pictures, di posture che possibilmente non pratichiamo neanche con regolarità se non in cerca di quella Yoga pose da pubblicare. Scatto forzato magari senza essere sufficientemente caldi, soffrendo per una causa più grande: il risultato finale, "The perfect Yoga Pic", "applause".


La mia domanda è : quello che pubblichiamo ci rispecchia? È integro? Fa parte della nostra pratica? Può essere di aiuto agli altri o siamo nuovamente in preda allo Yoga to impress ( e spesso = unsafe back), riproponendo qualcosa che abbiamo visto in giro, e contribuendo a nutrire una sottocultura ( oramai dominante) dello Yoga che ci vuole impressing e - cool - giovani e magari brandizzati?


Se c’è una cosa che ho capito dello Yoga e della vita è che il nostro viaggio è di diventare persone più libere e nel mentre aiutare gli altri. Tutto il resto ha poco conto.


Dobbiamo iniziare a chiederci qual è il nostro contributo, se nelle nostre condivisioni stiamo propendendo qualcosa di autentico e se attraverso di esso aiutiamo, nutriamo, o ispiriamo sinceramente gli altri per guidarli verso un luogo di maggiore libertà e di amore.


Diversamente in che modo possiamo iniziare a farlo?

Potrebbe forse essere imparando a contattare la NOSTRA voce interiore, l'unica che può renderci autentici, e a pensare più creativamente?



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